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facciamolo fruttare
Il termine deriva da un approfondimento letterario di Donatella Antognozzi su Marche d’Autore riguardo la nostra azienda, puoi chiedere di acquistare la copia di Marche d’Autore,I MESTIERI ARTIGIANI scrivendo a info@agricolasigi.it
All’ombra del salice piangente, affondata nella sua carrozzina dal motore più grande di lei, Miranda osserva vorace i lavori in corso, con i suoi grandi occhi blu che sembrano usciti da un dipinto di Margaret Keane. Dall’inizio del progetto di agricoltura sociale nessuno del gruppo l’ha sentita pronunciare una sola sillaba. Se ne sta in quell’angolo riparato dal mondo, a spalle strette come un gracile uccellino implume tra le foglie di un ramo di fico, a mezz’aria: abbastanza vicina per guardare, abbastanza distante per non farsi raggiungere.
Nell’aria limpida e frizzante volteggiano le farfalle. Il verde brilla in una miriade di sfumature di prati, campi coltivati, chiome di alberi e filari. I ciliegi sono già in fiore e assieme a petali e pollini diffondono un dolce e denso profumo.
Nell’orto accanto, Leo zappa e vanga la terra, centimetro dopo centimetro, scolpendo solchi dritti e paralleli. Il sole oramai alto picchia e il sudore gli appiccica i capelli sulla fronte e inzuppa la camicia a quadrettoni. A Silvano dice sempre che vuole diventare come lui: un contadino vero. Non distingue ancora una pera matura da una acerba, forse non ci riuscirà mai, ma di certo non si fermerà fino a quando non avrà portato a termine il compito del giorno che oggi consiste nel preparare il posto per le piantine di basilico.
Davanti al casolare Mich e Lollo, imbrattati dalla testa alle sneakers, sono intenti a riempire i vasi di terriccio e si sentono carichi di entusiasmo e curiosità.
“Che vuol dire Follia creativa?”
“È il nome del premio che hanno assegnato alla nostra azienda.”
“Perché un premio?”
“Forse anche loro hanno capito che siamo un po’ matti!” ride Martina: “Non distraetevi! Cinque semi in ogni vaso.”
“Quanti sono cinque?”
“Guarda come faccio io: uno, due, tre … Se non riesci a contare, prendine un pizzico. Poi li spingi nella terra.”
“Se sbaglio?”
“Possiamo sbagliare qualche volta. Ma tu impegnati a fare sempre del tuo meglio.”
“Che faranno i semi al buio? Quando nasceranno le foglioline?” Lollo avvicina il viso alla superficie dei contenitori con fare perplesso: “Non vedo nulla.”
“Anche se non sembra, i semi sono vivi.” Martina si volta verso Miranda nel tentativo di agganciare il suo sguardo: “Germoglieranno. Con un po’ di tempo.” Arrossendo la ragazza svia gli occhi verso Tigro che nel frattempo si struscia sui jeans di Mich, facendo le fusa.
Questa piccola donna suscita il desiderio di entrare nel suo cosmo, in quella parte profonda dove non penetra mai la luce. Ci vorranno tempo e pazienza, acqua e sole, gelo e tempesta e la cura e il sentire del cuore. La terra e le stagioni insegnano ad aspettare e, come usa dire Martina, a fruttare. E a volte si può fruttare in forme inimmaginabili. Lo scopriranno, giorno dopo giorno, insieme e ciascuno a modo proprio. Ma occorre saper guardare: indietro nella nostra storia, in avanti verso il divenire, oltre le apparenze e le strade confortevoli, dentro la natura delle cose, dalla parte delle radici.
Mich vuole ancora capire il motivo del premio. “Perché anni fa i miei genitori hanno deciso di coltivare dei frutti che oramai tutti avevano smesso di mangiare.”
“Quali frutti?”
“Frutti antichi: giuggiole, morici, pere e mele cotogne, fichi bianchi, …”
“…e le visciole di Silvano?”
“Proprio così. Una volta i contadini marchigiani dovevano coltivare le ciliegie per il padrone e a loro, che erano poveri, non restavano che le amarene selvatiche.” Martina abbassa la voce quasi come a confidare un segreto: “Ma il padrone non sapeva che anche dalle visciole possono venire al mondo prelibatezze incredibili. Così papà ha lasciato il suo lavoro sicuro per inseguire un suo sogno insieme a mamma Giuliana: coltivare frutti dimenticati, come le visciole, per trasformarli in vini liquorosi, confetture, sciroppate, salse.” I ragazzi si sono stesi sull’erba con la testa tra le mani e chiedono altri racconti. Martina li accontenta, trova bello e importante poter condividere il senso del loro mestiere, fatto di valori genuini, fatica, mani sporche, esperienza e visionarietà: “Alcuni fichi, come succede per tutti i frutti, cadono dall’albero prima di maturare. Grandi come una noce, rimanevano a terra, duri e dolciastri, ma non ancora zuccherini. Sarebbero marciti o li avrebbero mangiati le formiche se nessuno li avesse raccolti. Eppure, anche essi potevano diventare uno sfizioso antipasto in agrodolce, secondo una ricetta della tradizione passata. Oppure potrebbero divenire un nuovo prodotto, unico, perché prima mai nessuno ha sperimentato altre loro vocazioni.”
Negli occhi di Miranda, che è in un ascolto pieno di stupore, affiora un timido sorriso, un’espressione inedita che Martina coglie con emozione. Forse è questo il suo desiderio: incontrare qualcuno che sappia vedere i suoi talenti, ancora nascosti anche a lei e la aiuti a fruttare.
“In fondo…” si chiede “…non è ciò che ognuno di noi desidera?”
Nota: “Fruttare” è liberamente ispirato all’Azienda Agricola SiGi che è una realtà maceratese unica nel suo genere. Corre invece l’obbligo di specificare che i personaggi Leo, Miranda, Mich e Lollo sono frutto della fantasia.
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