Il Giuggiolone Si.Gi. è ottenuto dalla macerazione del frutto della giuggiola con vino trebbiano in un procedimento molto particolare che dura quasi tre anni e che permette di estrarre il succo oleoso del frutto. Il Giuggiolone è una bevanda a base di vino di un colore oro intenso. Al naso regala tutto il profumo del frutto della giuggiola
matura e il gusto conferma in pieno il naso mostrando anche di essere ben bilanciato.
Dolce, mielato, sapore di giuggiola matura.
Il palato è sorpreso da una dolcezza avvolgente, ma ben bilanciata, che avvolge le papille con una carezza vellutata. Il gusto intenso della giuggiola matura si manifesta in tutta la sua magnificenza, regalando sensazioni di piacere puro. Una leggera nota mielata dona profondità e complessità al profilo gustativo, mentre un’elegante freschezza sottolinea la sua finezza e equilibrio.
Il Giuggiolone Si.Gi. è molto più di una semplice bevanda, è un’esperienza sensoriale completa, un omaggio alla natura e alla maestria artigianale. Ogni sorso racconta una storia di tradizione, passione e perfezione, trasportando il palato in un viaggio indimenticabile attraverso i sapori e gli aromi della terra.
Il Giuggiolo Ziziphus zizyphus, noto anche come dattero cinese, è una pianta a foglie decidue della famiglia delle Rhamnaceae.
Sovente viene utilizzato come pianta ornamentale. Si ritiene che il giuggiolo sia originario dell’Africa settentrionale e della Siria, e che sia stato successivamente esportato in Cina e in India, dove viene coltivato da oltre anni. I romani la importarono per primi in Italia, e la chiamarono “Zyzyphum”.
Narra Omero Libro IX – Odissea che Ulisse e i suoi uomini, portati fuori rotta da una tempesta, approdarono all’isola dei Lotofagi secondo alcuni l’odierna Djerba, nel Nord dell’Africa.
Alcuni dei suoi uomini, una volta sbarcati per esplorare l’isola, si lasciarono tentare dal frutto del loto, un frutto magico fece loro dimenticare mogli, famiglie e la nostalgia di casa.
È probabile che il loto di cui parla Omero sia proprio lo Zizyphus lotus, un giuggiolo selvatico, e che l’incantesimo dei Lotofagi non fosse provocato da narcotici, ma soltanto dalla bevanda alcolica che si può preparare coi frutti del giuggiolo. proprio come quella che dopo tanti anni siamo riusciti a riportare in vita.
Pare infine che per gli antichi Romani, il giuggiolo fosse il simbolo del silenzio e come tale adornasse i templi della dea Prudenza. In Centro Italia in molte case coloniche era coltivato adiacente alla casa nella zona più riparata ed esposta al sole e si riteneva che fosse una pianta portafortuna.
Ma la giuggiola, oltre ad essere tanto stuzzicante per il palato, ha anche ottime proprietà medicinali.
Contiene infatti saponine triterpeniche, piccole quantità di alcaloidi, glicosidi flavonoidici, ma soprattutto vitamina C.
Infatti giuggiole equivalgono a arance. Le sue principali proprietà terapeutiche sono le seguenti epatoprotettive, ipocolesterolemiche, antipiretiche, antinfiammatorie, emolliente ed espettoranti. Nella medicina popolare è considerata uno dei quattro frutti “pettorali” con fichi, datteri e uvetta.
“ANDARE IN BRODO DI GIUGGIOLE” è un proverbio molto conosciuto in Italia.
In riferimento al contenuto zuccherino delle giuggiole, frutto commestibile, il proverbio viene usato per indicare chi prova, per merito proprio o di altri, la dolcezza di un forte godimento.